Poche opportunità, troppa concorrenza, il miraggio di un contratto o la semplice voglia di apprendere nuove forme di sviluppo sono solitamente le motivazioni che spingono sempre più architetti a pensare di continuare la propria esperienza all’estero. È essenziale scegliere in primis il paese che meglio si adatti al proprio stile di vita, che sia dinamico, creativo, con possibilità di crescita rapida, che lasci spazio a nuove figure emergenti. All’estero si può davvero trovare il lavoro dei sogni, per cui si ha studiato e lavorato per anni. Quando si parte per un’esperienza del genere, in valigia non devono mancare un curriculum vitae, una cover letter d’impatto, un portfolio vincente e quanti più software possibili tra le skills. Ovviamente una certa padronanza della lingua locale è essenziale. In questo articolo ci occuperemo principalmente di quali software conoscere prima di partire. Si sta parlando di software di disegno, di modellazione 3D, di rendering e di fotoritocco. Nel campo dell’architettura, acquisire la conoscenza di software di questo tipo è essenziale e, con un bagaglio opportuno, non si dovrebbero avere problemi nella ricerca di un impiego ben retribuito. Essere specializzati in qualcosa significa essere competitivi, ed è ciò che occorre perché un datore di lavoro decida di assumere un immigrato piuttosto che un madrelingua. Non è raro che venga richiesta in sede di colloquio una prova pratica sulle software skills per accertarne il livello di competenza. All’estero come in Italia, l’uso di Autocad rimane un must, ma trova valida concorrenza in Vectorworks e Microstation; i programmi BIM (Building Information Modelling) offrono invece ciò che si è sempre desiderato ma che il CAD non ha saputo offrire, in quanto integrano in un unico modello le informazioni utili in ogni […]