Poche opportunità, troppa concorrenza, il miraggio di un contratto o la semplice voglia di apprendere nuove forme di sviluppo sono solitamente le motivazioni che spingono sempre più architetti a pensare di continuare la propria esperienza all’estero.
È essenziale scegliere in primis il paese che meglio si adatti al proprio stile di vita, che sia dinamico, creativo, con possibilità di crescita rapida, che lasci spazio a nuove figure emergenti. All’estero si può davvero trovare il lavoro dei sogni, per cui si ha studiato e lavorato per anni.
Quando si parte per un’esperienza del genere, in valigia non devono mancare un curriculum vitae, una cover letter d’impatto, un portfolio vincente e quanti più software possibili tra le skills. Ovviamente una certa padronanza della lingua locale è essenziale.
In questo articolo ci occuperemo principalmente di quali software conoscere prima di partire. Si sta parlando di software di disegno, di modellazione 3D, di rendering e di fotoritocco.
Nel campo dell’architettura, acquisire la conoscenza di software di questo tipo è essenziale e, con un bagaglio opportuno, non si dovrebbero avere problemi nella ricerca di un impiego ben retribuito.
Essere specializzati in qualcosa significa essere competitivi, ed è ciò che occorre perché un datore di lavoro decida di assumere un immigrato piuttosto che un madrelingua.
Non è raro che venga richiesta in sede di colloquio una prova pratica sulle software skills per accertarne il livello di competenza.
All’estero come in Italia, l’uso di Autocad rimane un must, ma trova valida concorrenza in Vectorworks e Microstation; i programmi BIM (Building Information Modelling) offrono invece ciò che si è sempre desiderato ma che il CAD non ha saputo offrire, in quanto integrano in un unico modello le informazioni utili in ogni fase della progettazione, da quella architettonica a quella esecutiva, (strutture, impianti, sicurezza, manutenzione, prestazioni energetiche, ecc.) e gestionale (computi metrici, etc.).
Tra i BIM brillano Revit (di Autodesk) e Archicad (di Graphisoft); si tratta di due programmi estremamente simili, con poche differenze nella pratica; imparato uno, l’altro verrà automatico.
Nel mondo anglosassone però, quando si parla di BIM, ci si riferisce quasi essenzialmente a Revit, il che è una fortuna per gli appassionati di Autocad, grazie ad un’interfaccia simile data ad entrambi da Autodesk.
Tra i software di modellazione 3D spiccano per importanza i programmi parametrici: 3ds Max con i suoi motori di rendering (Mental Ray & Iray e V-Ray) è estremamente richiesto nel mondo del design e della progettazione.
Rhinoceros, utilizzato per l’industrial design, l’architettura, il design navale, del gioiello e quello automobilistico, sta acquisendo sempre più importanza grazie ai plug-in V-Ray e Grasshopper, ed è ormai considerato il software ideale per la creazione di forme organiche.
Software tanto richiesto all’estero quanto sottovalutato in Italia è SketchUp, che permette una modellazione 3D versatile, potente ma semplice da imparare e da utilizzare.
La sua forza sta nell’essere un programma intuitivo e veloce, che dà risultati in pochi secondi; il plug-in V-ray ci viene incontro anche in questo caso per render foto realistici.
Per quanto riguarda la post-produzione rendering, è essenziale l’uso di Photoshop: conoscerne le potenzialità, con le sue maschere e i suoi filtri, renderà i modelli renderizzati fotorealistici.
Appare importante rilevare che non serve solo conoscere i software, l´importante è avere la capacità di imparare velocemente ed essere flessibili, perché è noto: i programmi sono molto numerosi (Autocad, Archicad,Revit, Vectorworks, Microstation,Rhinoceros,3ds Max, Cinema 4D, Maya, Allplan, Modo, etc.), diversi, adatti a qualunque occasione e chiaramente non si possono impararli tutti.
Per un buon progettista, non sarà un problema non conoscere Microstation o Vectorworks, perché in un mondo dove ancora regna la meritocrazia, si tende a dare per scontato che, con un passato di studi in architettura e un minimo di due anni d’esperienza, non dovrebbe essere un grande problema imparare a usare un programma.
Mi sembra però opportuno lasciarvi con una citazione di speranza che porto sempre con me da quando ho lasciato l’Italia due anni fa; è di Renzo Piano, controversa archistar italiana soprattutto nell’ambiente accademico:
[tagline_box description=”Secondo me i giovani devono partire, devono andar via ma per curiosità non per disperazione e poi devono tornare. I giovani devono andare, un po’ come ho fatto io, sono sempre partito e sempre tornato. E devono andare per capire com’è il resto del mondo ma anche per un’altra cosa ancora più importante, per capire se stessi, perché c’è un’italianità che non è quella dell’orgoglio nazionale. Noi italiani dobbiamo capire una cosa, che siamo come dei nani sulle spalle di un gigante, tutti, e il gigante è la cultura, una cultura antica che ci ha regalato una straordinaria, invisibile capacità di cogliere la complessità delle cose, articolare i ragionamenti, tessere arte e scienza assieme e questo è un capitale enorme e per questa italianità c’è sempre posto a tavola, in ogni parte del mondo“][/tagline_box]
Quali sono invece le vostre esperienze? Quali software vi hanno aiutato a trovare lavoro durante la vostra esperienza all’estero? Utilizzate la sezione “Commenti” per fornirci il vostro punto di vista! 🙂